mercoledì 27 luglio 2011
Islanda, quando il popolo sconfigge l'economia globale
domenica 19 giugno 2011
venerdì 15 aprile 2011
domenica 20 febbraio 2011
Centrale del Garigliano, che incubo
Nella centrale del Garigliano - in provincia di Caserta - sono stoccati, attualmente, circa 3.000 metri cubi di rifiuti a media attività (la cui radioattività dura alcuni secoli), già messi in sicurezza: mille e cento mc di rifiuti a bassa attività, sepolti nelle trincee e 80 tonnellate di amianto radioattivo derivato dalla bonifica dell’edificio turbina. Per bonificare le trincee si sta procedendo a costruire un edificio di contenimento per estrarre i rifiuti in sicurezza. Nel frattempo è in stato di avanzamento la costruzione del D1 (autorizzato da Carlo Jean nel dicembre 2006), ossia del deposito di 11.000 mc di volume che servirà a stoccare 1.100 mc di rifiuti, ed è stato recuperato l’edificio ex diesel - di 6.000 mc - nel quale saranno stoccati 600 mc di rifiuti.
Il deposito è stato definito «provvisorio», in attesa della costruzione del deposito nazionale, in un sito ancora da rivelare. Il nostro timore è che il deposito sarà definitivo, ma che non basterà a stoccare tutti i rifiuti già presenti in centrale a cui bisognerà aggiungere quelli derivanti dallo smantellamento con un aggravio di ulteriori 2-3.000 mc e, panorama molto più allarmante, quelli di ritorno, entro il 2025, da Sellafield a La Hague dove sono state, e in parte ancora saranno riprocessate, le barre di uranio e plutonio. Si tratta di rifiuti vetrificati ad alta attività: il timore è che senza deposito nazionale si costruiranno altri depositi in sito. Ecco dunque i problemi con cui dovremo confrontarci in futuro. Insomma: si sponsorizza l’energia nucleare senza che siano ancora stati risolti i problemi dei vecchi impianti, soprattutto per lo smaltimento delle scorie.
Circa la tanto propagandata sicurezza, le parole di oggi sono le stesse degli anni ’60-’70. Ma nella centrale del Garigliano si sono verificati incidenti e guasti che ne determinarono l’interruzione per lunghi periodi, per non parlare della sfiorata fusione del nocciolo, dell’esplosione dei filtri nel 1972 e nel 1976, di ripetute esondazioni del fiume che provocarono l’innalzamento della falda acquifera, invadendo i contenitori sotterranei, e uscendone «arricchita» di radioattività. Tra il 1980 e il 1982, l’Enea condusse quattro campagne radioecologiche nel golfo di Gaeta, precisamente tra Ischia e il Circeo, e rilevò la contaminazione di oltre 1.700 kmq di mare da cobalto 60, di esclusiva produzione della centrale, da cesio 137, i cui valori, rispetto agli anni ‘70, erano raddoppiati.
E' impressionante leggere il rapporto dell’unica indagine epidemiologica condotta tra il 1979 e il 1981 dal prof. Alfredo Petteruti, laureato in chimica industriale, in collaborazione con l’Istituto di Anatomia Normale e Teratologia, Facoltà di Veterinaria dell’Università di Napoli; con la Facoltà di Agraria dell’Università di Portici-Napoli; con l’Istituto di Fisica Teorica dell’Università di Napoli; con l’Istituto di Anatomia Comparata “B. Grassi” dell’Università di Roma; e ancora, con i medici veterinari di Sessa Aurunca. L’indagine, pubblicata nel libro La mostruosità nucleare, è un’indicazione di campionatura statistica, in aziende similari, tra vacche “Frisone italiane” dette localmente “Olandesi”. Le aziende esaminate in due zone prossime alla centrale sono 32. Il numero delle nascite con mostruosità è, rispettivamente, 33 e 9 volte maggiore rispetto alla zona “C”.
E' opportuno chiarire che il rapporto “9” non significa 9%, ma 800% in più e il rapporto “33” significa il 3.200% in più di nascite mostruose. Nel libro di Marcantonio Tibaldi, Inquinamento da radionuclidi nelle acque del Lazio meridionali c’è un ulteriore particolare agghiacciante: i parti degli anni 1971/80 sono stati 15.771. Su un totale di 90 casi di malformazioni, 60 si sono registrati nelle zone di mare (Formia, Gaeta, Minturno, Mondragone) dove nascevano quasi tutti i bimbi di Sessa Aurunca. Altri 4 casi di anencefalia sono avvenuti presso l’ospedale di Minturno, in provincia di Latina (Dichiarazione del dott. Eugenio Fusco, ginecologo presso il predetto ospedale, pubblicata da Panorama n. 777, del 9 marzo 1981, pagg. 11/12).
C’è poi da considerare l’aumento esponenziale di cancri e leucemie che, secondo i dati ISTA raccolti nel periodo 1972-78, sono attestati al 44,48%. Quanto alla sicurezza degli Epr basti ricordare che le Agenzie per la sicurezza finlandese, francese e britannica hanno dichiarato, in un comunicato congiunto, che il sistema di emergenza non è a norma perché è collocato accanto al sistema di normale funzionamento e, in caso di incidente di quest’ultimo, può andare in tilt anche l’altro. Inoltre, nel costruendo impianto Epr di Flamanville, in Francia, nel dicembre dell’anno scorso, sotto il peso della neve, è crollato il tetto di un edificio.
Giulia Casella (Terra Napoli - responsabile circolo Legambiente “Alfredo Petteruti”)
domenica 30 gennaio 2011
Super N, patto segreto sulle grandi emergenze
di Rosaria Capacchione
Da Claudio De Blasio a Marta De Gennaro: nomi ricorrenti, filo rosso con le indagini su Abruzzo e G8. Dietro l'emergenza rifiuti una Super Nomenklatura che, da vent'anni, opera nel business delle ecomafie grazie alla mancanza di volontà degli amministratori locali di risolvere i problemi. Una lobby autoreferenziale rispetto alla quale, anche la camorra, è in posizione subordinata
Si chiama Super N, associazione segreta ma non troppo, mai formalmente costituita e che pure esiste e opera da almeno vent’anni. Ha la struttura di una loggia massonica. A voler utilizzare un termine ormai abusato, una cricca. Vi aderiscono uomini dell’amministrazione dello Stato, chiamati di volta in volta a risolvere le emergenze del Paese: terremoti devastanti, alluvioni, vertici internazionali, surplus di rifiuti che non si sa dove smaltire.
Vanno a braccetto, quelli di Super N, con professionisti e imprenditori di strettissima osservanza, agiscono con i poteri straordinari conferiti dai governi, utilizzano le norme in scioltezza, appunto, dell’emergenza.
E’ la Super Nomenklatura che compare in tutte le inchieste più recenti, dalla ricostruzione in Abruzzo all’ospitalità alla Maddalena per i partecipanti al G8 fino, ovviamente, a quelle sui rifiuti in Campania: Corrado Catenacci, che da indagato nell’inchiesta Rompiballe viene nominato al vertice della società provinciale dei rifiuti di Napoli; Claudio De Biasio, che da imputato diventa consulente di Bertolaso alla Protezione Civile e che rientra in ambito regionale fino a diventare il liquidatore del Commissariato per le acque. Oppure Marta Di Gennaro, capo Innovazione al ministero della Salute. Sempre gli stessi nomi, sempre le stesse facce, competenza non necessariamente comprovata oppure messa al servizio, senza remore, «dagli illeciti intenti di funzionari pubblici infedeli», come scrivono i giudici Bruno D’Urso, Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano (che oggi iniziano gli interrogatori degli arrestati) nell’ultima misura cautelare sull’attività del Commissariato straordinario dell’emergenza rifiuti.
Un apparato deviato? Piuttosto una sovrastruttura, spiegano alcuni dei magistrati che si sono avvicendati nella inchiesta napoletane, a partire da quelle su Impregeco e su Nicola Cosentino, passando per la gestione della Fibe e la costruzione del termovalorizzatore di Acerra.
Ciò che emerge dagli atti d’indagine firmati, nel tempo, da Raffaele Cantone, Alessandro Milita, Giuseppe Narducci, Paolo Sirleo, Giuseppe Noviello, Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Francesco Curcio è, appunto, la prova dell’esistenza di quel sistema gelatinoso di cui si è parlato a proposito degli appalti all’Aquila e alla Maddalena.
Melassa, l’ha definita recentemente il giudice Cantone, nella quale trova spazio anche la camorra che «utilizzando schermi formali di consorzi o associazioni temporanee di imprese e, soprattutto, l’attenuazione dei controlli tipico dei momenti d’emergenza, sono riuscite a ritagliarsi una parte cospicua della torta dei finanziamenti pubblici».
In Campania, ed è qui il paradosso sorprendente, la camorra è però in posizione subordinata a Super N, alla burocrazia commissariale o regionale che detta tempi e tempi degli interventi. Così come la politica, che si accontenta di ritagliarsi spazi di gestione clientelare (o meramente affaristica) senza però riprendersi il ruolo che le compete, cioè quello di programmazione. Ed è da questa la valutazione che arriva, infatti, la denuncia del Procuratore Giovandomenico Lepore della mancanza di volontà, da parte degli amministratori, di risolvere i problemi.
La sovrastruttura burocratica ha operato in tutta la gestione dell’emergenza rifiuti, sin dalla nascita del business delle ecomafie. Ai suoi albori, alla fine degli anni Ottanta, era una emenazione diretta della massoneria toscana e di Licio Gelli. Documentati nell’inchiesta Adelphi del 1993 (e successivamente dal pm antimafia Milita, nel 2006) i rapporti con il capo della P2 e con altri «fratelli muratori» collegati a Cipriano Chianese, avvocato di Parete e uomo chiave nei rapporti con il clan del Casalesi, da lui chiamati nel 1988/89 a risolvere il problema del reperimento delle aree da adibire a discarica dei rifiuti tossici e nocivi che arrivavano dal Nord. La mentalità lobbistica è stata fatta propria dalla nomenclatura chiamata a gestire le emergenze e che, nel tempo, è diventata autoreferenziale e necessaria a se stessa. Per sopravvivere ha bisogno, quindi, che l’emergenza sia continua e mai risolta, a meno che non se ne crei un’altra più redditizia ancora.
lunedì 24 gennaio 2011
Spunta la proposta legge anti-pm: "Punire i magistrati che intercettano"
Spunta la proposta legge anti-pm: "Punire i magistrati che intercettano"
ROMA - Dal Parlamento emerge con concretezza di legge l'idea che lo stesso Berlusconi ha lanciato con i sui videomessaggi sulla punizione dei magistrati inquirenti. Si tratta di una proposta di legge - riferisce l'agenzia Dire - depositata alla Camera il 28 ottobre scorso, esattamente due giorni dopo l'esplodere del caso Ruby, quando si seppe che il premier aveva telefonato alla questura di Milano per far affidare l'allora minorenne marocchina al consigliere regionale della Lombardia, Nicole Minetti. La prima firma è del deputato Pdl Luigi Vitali, sottoscritta da altri 29 parlamentari suoi colleghi, tra cui Cirielli, Cassinelli, Lehner. Il titolo è chiaro: "Introduzione dell'articolo 315-bis del codice di procedura penale, concernente la riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni".
La proposta è stata consegnata direttamente nelle mani di Silvio Berlusconi - che ora la sta valutando - il giorno della riunione con i deputati-avvocati del Pdl. "L'ho consegnata io al presidente- spiega Vitali- e mi ha detto che la esaminerà con attenzione. La prossima settimana la presenterò in conferenza stampa e chiederò di esaminarla subito in commissione giustizia".
A leggere i cinque articoli, il progetto di legge sembra proprio pensato per il caso Ruby. E, se venisse approvato dal Parlamento, metterebbe un serio freno all'uso delle intercettazioni da parte dei magistrati, che potrebbero incorrere in pesanti sanzioni.
I punti principali della proposta sono i seguenti: i pm e i gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno più autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. In caso di assoluzione in un processo, l'imputato, ma anche tutti i testimoni finiti nelle intercettazioni 'spiattellate' sui giornali, avranno diritto a un risarcimento fino ad un massimo di 100mila euro, che sarà sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza "di responsabilità contabile" della Corte dei conti. Potrà infatti chiedere l'applicazione della legge chi è stato assolto con sentenza irrevocabile "perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato da un'imputazione formulata nell'ambito di un procedimento penale nel quale è stato destinatario di intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni". Chi verrà prosciolto da ogni accusa, insomma, "avrà diritto a un'equa riparazione per l'intercettazione ingiustamente subita".
Ma la vera "chicca" è la norma transitoria che rende la legge retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a 5 anni prima della sua entrata in vigore.
Nella relazione di accompagnamento al testo, Vitali spiega: "È innegabile che soprattutto negli ultimi anni vi sia stato un abuso" dello strumento delle intercettazioni "che, da un lato, è enormemente costato alle casse dello stato e, dall'altro, è stato largamente invasivo del diritto costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini che sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel 'tritacarne' mediatico e giudiziario. Il Parlamento è stato fino a oggi incapace di dettare una disciplina che regolamentasse la materia".
venerdì 21 gennaio 2011
Ecco a voi il cellulare di Silvio Berlusconi
In pratica i cittadini italiani del 2011 hanno scoperto il numero privato del loro Presidente del Consiglio incrociando le agende telefoniche di due prostitute, e credo che con questo sia stato detto tutto.
giovedì 20 gennaio 2011
Nucleare - Il problema senza la soluzione
Vuoi sapere la verità sul nucleare? Ti presentiamo la nostra campagna pubblicitaria per smentire le bugie del Governo, di Enel e del Forum nucleare. Informati e condividi. La tua partecipazione attiva è fondamentale per contrastare il “bombardamento mediatico pro-atomo” finanziato con milioni di euro dall’industria nucleare.