martedì 28 aprile 2009

Zeitgeist



The Greatest Story ever Told
The Greatest Story ever Sold


Zeitgeist, the Movie è un web film non profit del 2007, diretto, prodotto e distribuito da Peter Joseph. È un documentario diviso in tre parti, apparentemente distinte ma rivolte verso un unico messaggio:

* La prima parte tratta della religione cristiana come fosse un mito, comparando la storia del Cristo con quella di diverse religioni precedenti, in particolare con il mito di Horus. Così facendo propone una lettura astrologica della Bibbia.
* La seconda parte rivisita gli attentati dell'11 settembre 2001 in chiave cospirazionista, i possibili artefici dell'attentato, chi possa averne tratto beneficio, e se potevano essere evitati.
* La terza parte traccia un filoconduttore tra i grandi conflitti bellici che hanno coinvolto gli Stati Uniti, partendo dalla prima guerra mondiale sino alla seconda guerra del golfo, riconducendo il tutto alle logiche affaristiche dei maggiori cartelli bancari statunitensi e al ruolo principale della stessa Federal Reserve.




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Zeitgeist, Addendum (2008) è il secondo capitolo di Zeitgeist, the Movie.
Il film discute riguardo il sistema della Federal Reserve negli Stati Uniti, della CIA, delle corporation americane e altro, concludendo con la presentazione del Progetto Venus, creato dall'ingegnere sociale Jacque Fresco. In accordo con Peter Joseph, il film ha come scopo di localizzare le radici della dilagante corruzione sociale, offrendo allo stesso tempo una soluzione. In conclusione Addendum sottolinea il bisogno di eliminare ogni barriera che divide gli uomini e individua i passi concreti da fare per indebolire il sistema monetario. Il film suggerisce azioni di "trasformazione sociale", come boicottare le grandi banche, i media, il sistema militare e le multinazionali dell'energia.


domenica 26 aprile 2009

L'inganno di Obama

da www.paolobarnard.info
10 novembre 2008
di Paolo Barnard


Obama? Seguite i soldi

Una delle regole più note del giornalismo anglosassone è ‘follow the money’, cioè segui i soldi se vuoi capire come realmente funzionano le cose. Nel caso dell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Barack Obama, è istruttivo applicare quella regola... purtroppo. Il Democratico ha raccolto un gran totale di 640 milioni di dollari per la sua corsa alla Casa Bianca, di cui una larghissima parte dai cosiddetti contributi individuali. Certamente in essi vi è una gran massa di donazioni di singole persone comuni, attivisti, gruppi di volontari, che è innegabile siano stati determinanti per il successo del loro beniamino. Ma non ci è dato sapere quale percentuale di quei fondi proveniva invece da settori un po’ meno ‘puliti’. Ricordo anche, è doveroso, che l'afroamericano ha rifiutato del tutto i contributi federali alla sua campagna elettorale. Quest’ultima nota è di sicuro molto edificante, ma se si dà un’occhiata ad altri dettagli, ahimè, il quadro cambia. Si scoprono cose che preoccupano, e che confermano quello che ho scritto in “Obama? Gioire con prudenza, molta”.

Un primo sguardo ai dati pubblicati dalla Federal Election Commission americana fa risaltare la presenza dei ‘falchi’ della finanza di Wall Street fra i maggiori gruppi che hanno versato nelle casse del neo presidente, gli stessi che hanno giocato a biglie col futuro economico dell’intero pianeta, fino al collasso di questi giorni: Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Citigroup, Morgan Stanley fra gli altri. Nel paragone fra i due contendenti alla Casa Bianca, Obama batte McCain per 2.938.556 dollari a 2.185.869 ricevuti delle banche commerciali. Quando poi si considerano gli speculatori più selvaggi della finanza americana, e cioè gli Hedge Funds, il presidente nero batte lo sconfitto bianco con un margine notevole: 2.637.578 dollari a 1.561.865. Questo forse spiega uno dei dettagli meno edificanti del passato politico di Obama: il suo voto al Congresso a favore del pacchetto di salvataggio sborsato direttamente dai contribuenti americani nelle tasche di Wall Street poche settimane fa, che non solo costerà sudore e pene a milioni di cittadini per anni a venire, ma che non risolve neppure uno dei problemi strutturali della finanza impazzita di quel Paese.

Proseguiamo. Da notare, fra le righe, quei 34.454 dollari che Barack Obama ha intascato dall’industria del tabacco. Non proprio morale per chi si presenta come ‘pulito’, per motivi persino troppo ovvi per essere citati. Ma una bruttissima sorpresa arriva quando si incontrano le voci relative ai colossi farmaceutici: Obama si è preso 1.662.280 dollari da questi giganti della speculazione sulla salute, contro i miseri 579.013 di McCain. La cosa è grave, poiché gli interessi di Big Pharma sono direttamente collegati al mantenimento del sistema Sanitario privatizzato americano, causa di ineguaglianze sociali orrende. Inoltre, visto ciò che le multinazionali del farmaco stanno facendo nel Terzo Mondo, dove negano ancora farmaci salvavita o sconti sui brevetti a tanti popoli disperati, di nuovo si fatica a trovare una moralità in questo aspetto di Obama. Si comincia qui a sbirciare qualcosa della realtà dietro i suoi proclami retorici.

Alla voce Comunicazioni ed Elettronica si rimane di sasso. Il Democratico straccia McCain con una somma ben cinque volte superiore, 21.600.186 dollari contro 4.308.349. La cosa grave in questo caso sta nella comprensione di chi in realtà milita in quella categoria: alcune fra le più micidiali industrie di Guerre Stellari americane, di spionaggio e di intercettazioni. Forse è per questo che Obama votò al Congresso la famigerata legge FISA, quella cioè che permette lo spionaggio di immigrati o di americani considerati ‘alieni’, politicamente scomodi, e che fu aspramente contestata da tutti i maggiori gruppi per i Diritti Civili. Inoltre, alla voce più specifica sui finanziatori della campagna elettorale provenienti dall’industria bellica, di nuovo Obama batte il Repubblicano, con 870.165 dollari contro 647.313.

Un altro settore di finanziamenti che preoccupa, è quello del comparto salute e assicurazioni. Ho già detto e scritto che la riforma sanitaria ipotizzata dal neo presidente lascia in sostanza le cose come stanno, con solo ritocchi cosmetici. Tradotto, significa che le grandi compagnie di assicurazione rimarranno gli arbitri della salute degli americani, in particolare dei 44 milioni di essi che oggi non hanno alcuna assistenza. I cittadini di quel Paese invocano in maggioranza e disperatamente un sistema sanitario pubblico, gratuito e finanziato dalle tasse, cosa riportata con chiarezza dai sondaggi ma non dalla stampa americana né dalla nostra. Obama ha ricevuto un gran totale di 49.408.792 dollari dal comparto salute e assicurazioni, McCain 33.286.626. Non sono spiccioli, e soprattutto non vengono donati a fondo perduto. Mi state capendo?

Per concludere, si arriva al tema dell’influenza sui candidati da parte delle lobby e delle professioni che contano. Barack Obama si è sforzato di rassicurare l’America che lui era il candidato degli interessi della persona media, della famiglia media, ma anche dei poveri, degli svantaggiati. Ok, senza perdere altro tempo ecco le cifre. Gli influenti lobbisti americani e gli studi legali (che negli USA hanno un potere enorme) hanno dato al giovane candidato vittorioso il triplo di quanto hanno dato a McCain: 37.122.161 dollari per il primo e solo 10.765.423 per il secondo. Questi non sono idealisti con lo sguardo perso nelle nuvole, sono personaggi, anzi, rapaci che ci vedono benissimo… Perché hanno premiato Obama?

Ripeto. Gioire, con prudenza. Moltissima.




venerdì 24 aprile 2009

Luigi De Magistris: la nuova P2



Lo stato di salute di un Paese democratico si misura anche dal fatto che un magistrato non può più esercitare le funzioni di Pubblico Ministero da quando le sue inchieste sono penetrate nel cuore del sistema corruttivo che ha inquinato in modo devastante parte delle Istituzioni del nostro Paese. Un sistema di collusioni del quale ritengo facciano parte comitati d’affari politici trasversali, settori del mondo economico-finanziario, taluni magistrati, funzionari pubblici, alcuni appartenenti alle forze dell’ordine, la criminalità mafiosa. Collante di questo sistema sono i poteri occulti, quelli che da troppi anni mantengono le fila di un governo parallelo della cosa pubblica e condizionano la democrazia italiana.

Espropriato ingiustamente del ruolo che ho svolto con assoluta abnegazione per quindici anni - sacrificando gli anni migliori della mia vita -, colpito da quel Consiglio Superiore che - come statuisce la Costituzione - mi avrebbe dovuto tutelare e difendere da attacchi della criminalità dei colletti bianchi, ho deciso di portare i miei ideali di giustizia, la mia passione civile, la mia competenza professionale, il mio entusiasmo, nel luogo in cui veramente si può realizzare la trasformazione sociale: la Politica (strumento per il perseguimento dell’interesse della collettività e del bene pubblico).

Sono convinto che la criminalità organizzata è talmente penetrata nel cuore del nostro Paese che solo attraverso una chiara e coraggiosa azione politica - che faccia sgretolare un devastante sistema castale che ci governa da anni - potremmo dare un diverso futuro ai nostri figli.

Il Paese oggi è nella disponibilità di chi lo unisce sul malaffare, di chi preferisce l’apparire all’essere, di chi privilegia un consumismo senza regole, di chi vuole veline e non cultura, di chi vende la propria dignità, di chi accumula denaro e non persegue valori, di chi vuole distruggere l’ambiente e la storia dell’Italia e non salvaguardarla per consegnarla ai posteri: di chi ha abbandonato la questione morale ed eliminato la cultura quale motore della vita.

Solo una sinergia tra chi si assume un ruolo di prima linea nella rappresentanza politico-istituzionale del Paese - ed io sono a disposizione con tutta la mia forza di volontà - e la società civile (con quella azione partecipativa che è linfa vitale della democrazia) si potrà formare, su tutto il territorio nazionale, una rete per i diritti che difenda la Costituzione Repubblicana e la attui in tutta la sua pacifica valenza rivoluzionaria: il diritto al lavoro, il diritto ad una giustizia uguale per tutti, il diritto alla solidarietà ed all’uguaglianza senza alcuna distinzione di censo, razza o religione, il diritto ad una retribuzione adeguata alle prestazioni professionali, il diritto ad esprimere liberamente il proprio pensiero, il diritto alla salute, il diritto ad un ambiente salubre, il diritto alla cultura, il diritto all’istruzione, il diritto alla formazione: insomma, il diritto alla vita, la volontà di un’altra Italia. Un’altra Italia è possibile, basta volerlo.

Insieme, il Paese che resiste, realizzeremo la nuova resistenza costituzionale.

Luigi de Magistris, candidato indipendente per Italia dei Valori in tutte le circoscrizioni al Parlamento Europeo

voglioscendere.ilcannocchiale.it

mercoledì 22 aprile 2009

Indro Montanelli (22 aprile 1909 – 22 luglio 2001)



"Io dico sempre cose sincere, anche perché non ho memoria e dimenticherei le bugie. Come ci si può fidare di chi usa la menzogna come mezzo della lotta politica? La gente deve fidarsi solo di chi dice la verità" (Silvio Berlusconi, 02/03/1994)

Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano scomparso nel 2001, lo conosceva bene, avendolo avuto per 15 anni come editore. E diceva: "Silvio Berlusconi è un mentitore professionale: mente a tutti, sempre anche a se stesso, al punto da credere alle sue stesse menzogne". Una pulsione incontenibile e irrefrenabile, quella del presidente del Consiglio italiano verso la menzogna. Persino in Tribunale. Infatti, il 22 ottobre 1990, la Corte d'Appello di Venezia l'ha riconosciuto colpevole di aver mentito ai giudici sotto giuramento: "Il Berlusconi - si legge nella sentenza - deponendo avanti il Tribunale di Verona, ha dichiarato il falso, realizzando gli estremi obiettivi e soggettivi del contestato delitto": cioè la falsa testimonianza, a proposito della sua iscrizione alla loggia massonica P2. Il reato, accertato, fu dichiarato estinto grazie a una provvidenziale amnistia approvata nel 1989. Negli Stati Uniti la menzogna (specie se giurata dinanzi a un giudice) comporta l'immediato impeachment: il colpevole lascia la Casa Bianca. In Italia, entra a Palazzo Chigi. E, naturalmente, continua a mentire, come prima e più di prima...