mercoledì 23 settembre 2009

Il primo numero de Il Fatto Quotidiano

da antefatto.ilcannocchiale.it
23 settembre 2009
di Antonio Padellaro


Linea politica, la Costituzione



Ci chiedono: quale sarà la vostra linea politica? Rispondiamo: la Costituzione della Repubblica. Non è retorica ma drammatica realtà. Prendete il principio di legalità sancito dall'articolo 1. Cosa c'è di più rivoluzionario in un Paese dove ogni giorno la legge viene adattata ai capricci dell'imperatore e dei suoi cortigiani? E l'articolo 21 quando afferma che l'informazione non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure? Vi sembra che il direttore del Tg1 ne tenga conto, quando decide che gli italiani non devono sapere né delle prostitute a casa Berlusconi né degli insulti di Brunetta? Ci dicono: che bisogno c'è di un altro giornale? Eppure questo bisogno lo sentiamo talmente da avervi investito il nostro mestiere e i nostri risparmi. Quando Indro Montanelli fu costretto a lasciare il “suo” Giornale e fondò la Voce, spiegò di aver giurato a se stesso: “Mai più un padrone”. Ne aveva abbastanza dei trombettieri al servizio dell'uomo di Arcore. Anche noi possiamo dire che qui di padroni non ne abbiamo.


La proprietà del Fatto Quotidiano è ripartita in piccole quote equivalenti tra un gruppo di soci che hanno come unico scopo quello di garantire l'autonomia del giornale e di far quadrare i conti. Piccoli azionisti ai quali in tanti chiedono di aggiungersi per dare una mano. Ricchi non siamo ma non chiederemo un solo euro di sovvenzioni pubbliche o di partito. Sono già 30mila coloro che ci sostengono in questa scelta con i loro abbonamenti. Una prova di fiducia senza precedenti, visto che il giornale lo vedranno solo oggi. Grazie. Il Fatto sarà un giornale di opposizione. A Berlusconi, certo, perché ha ridotto una grande democrazia in un sultanato degradante. Ma non faremo sconti ai dirigenti del Pd e della multiforme sinistra che in tutti questi anni non sono riusciti a costruire uno straccio di alternativa. Troppi litigi. Troppe ambiguità. E poi vedremo se Di Pietro riuscirà, davvero, a creare qualcosa di nuovo, liberandosi dei riciclati soprattutto al Sud. Lo abbiamo chiamato il Fatto in memoria di Enzo Biagi che ci ha insegnato a distinguere i fatti dalle opinioni. Un grande giornalista e un uomo perbene epurato, come Montanelli, dalla compagnia dei servi e dei mediocri. Pensando al loro coraggio ci facciamo coraggio.

martedì 15 settembre 2009

Reti unificate: saltano Ballarò e Matrix

da www.unita.it
15 settembre 2009
di Natalia Lombardo



Una lunga giornata di Berlusconi show, attore unico a reti unificate mentre indossa la medaglia del record per la consegna delle prime case ai terremotati. Una no stop indistrurbata. Ballarò è stato spostato a giovedì per lasciare spazio alla diretta di Bruno Vespa in una doppia rappresentazione: ad Onna col premier nel pomeriggio e alle nove con lui ospite in studio a Via Teulada. E per evitare che scoppiasse la bomba Feltri/Fini in tv, è stata bloccata persino Matrix su Canale5, con la scusa di «ragioni tecniche» per l’allestimento dello studio.


Saltate due puntate, per tacitare la bomba sulla querela annunciata da Fini a Feltri, previsto come ospite oggi, con Concita De Gregorio, Gasparri, Gentiloni. Palazzo Chigi ha sconvolto i palinsesti della Rai (e di Mediaset); un atto di controllo totale sull’informazione nelle tv pubbliche e private, per non oscurare la celebrazione delle gesta di Berlusconi. Dario Franceschini, segretario Pd, ha ironizzato: «Dopo Ballarò martedì salta anche Matrix... Stiamo valutando, per rispetto istituzionale, se sospendere le trasmissioni di YouDem».

Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza, giudica «grave» lo spostamento di Ballarò per fare posto a Porta a Porta, trasmissioni «che avrebbero potuto convivere» nella logica del «palinsesto differenziato». Anticipa a mercoledì l’ufficio di presidenza anche sul «cruciale assetto di RaiTre», sui ritardi per Anno Zero e le difficoltà per Report. In una conferenza stampa ieri Bruno Vespa ha negato pressioni da Palazzo Chigi (Grazioli) sulla scelta improvvisa di andare in prima serata, «Berlusconi non hai mai chiesto di essere ospite, l’abbiamo invitato noi. Non fa mica come Craxi, che parlava quando voleva lui». «Mister Italia», come l’ha chiamato il critico Aldo Grasso, ha attribuito al direttore generale Masi la scelta: «Me lo ha chiesto sabato». L’esordio di Porta a Porta per tradizione ospita il presidente del Consiglio di turno, che ha accettato l’invito la settimana scorsa.

La consegna delle case in Abruzzo era prevista il 15 da oltre un mese, possibile che Vespa non abbia pensato a fare uno speciale in prima serata? «Non ci ho pensato, è una colpa? bacchettatemi!», dice ai giornalisti (che lo bacchettano). «Capisco benissimo il malumore di Floris, anch’io mi sarei arrabbiato», afferma Vespa, «ma non ci sentiamo abusivi». Per via della nascita dell’asilo di Onna con «un milione e mezzo di euro» raccolti tra i suoi telespettatori. Oggi alle tre sarà sul posto con Berlusconi e i genitori di Giulia Carnevale, la ragazza morta nel cui computer è stato trovato il progetto (ora eseguito) dell’asilo.

Vespa promette una telefonata a Floris (dopo la domanda di una giornalista), ma il telefono tace. Mauro Mazza, direttore di RaiUno, smentisce di aver resistito alla richiesta del Dg, però ha voluto la comunicazione scritta. Certo «un difetto di programmazione c’è stato», ammette, «in sette anni al Tg2 ho sofferto spesso a dover lasciare spazio al Tg1, ora me ma godo questo privilegio per RaiUno». Ma se fosse nei panni di Paolo Ruffini, direttore di RaiTre, «terrei duro e andrei in onda martedì prossimo».

E Ruffini ci ha provato, nel suo primo incontro con il Dg Masi, a non accettare il ripiego su giovedì per Ballarò, che avrebbe potuto coprire benissimo l’evento in Abruzzo. «Non si sana l’errore», il danno è stato fatto anche «all’azienda, ma è meglio che non andare in onda», commenta Giovanni Floris, a caccia di ospiti (fra cui Bersani) per giovedì.


lunedì 14 settembre 2009

Trovata la nave dei rifiuti radioattivi

da www.repubblica.it
12 settembre 2009
di Anna Maria De Luca




CETRARO (Cosenza) - E' lei. E' la nave descritta dal pentito di mafia Francesco Fonti. E' come e dove lui aveva indicato. Sotto cinquecento metri di acqua, lunga da 110 a 120 metri e larga una ventina, con un grosso squarcio a prua dal quale fuoriesce un fusto. Si trova venti miglia al largo di Cetraro (Cosenza). I fusti sarebbero 120, tutti pieni di rifiuti tossici. E la nave sarebbe una delle tre fatte sparire nei nostri mari con il loro carico mortale.
La verità è venuta fuori oggi pomeriggio: ora ci sono le foto scattate nei fondali da un robot inviato lì sotto dalla Regione Calabria. Sono abbastanza nitide. Si vede un mercantile adagiato su una fiancata lunga dieci metri, coperto da reti, costruito dopo gli anni Cinquanta. Si vede la prua squarciata e il fusto che fuoriesce. Sono foto importantissime, che abbiamo rischiato di non avere mai.

"E' un risultato - spiega il Procuratore Capo della Repubblica di Paola, Giordano Bruno - al quale siamo arrivati grazie al sostegno dell'assessorato all'ambiente della Regione Calabria che ha mobilitato uomini e risorse economiche per questo". Sì, perché in Procura spesso non arrivano neanche i soldi per comprare la carta per le fotocopie, figuriamoci per finanziare un'operazione cosi complessa. "Sono contentissimo - continua Bruno - ma anche triste: speravo di sbagliarmi. Quella che fino a ieri poteva essere una ipotesi diventa ora un fatto concreto e rivela un progetto tanto macabro da lasciare sconcertati".

Ora le indagini proseguiranno e sono davvero tanti gli interrogativi da sciogliere. "A quella profondità - dice il Procuratore Capo - la pressione è tale che non si sa fino a che punto dei fusti possano reggere senza spargere il loro contenuto in mare. E non sappiamo quanto siano isolati".

Di certo i misteri che hanno sempre avvolto questa vicenda non lasciano sperare bene. Come aveva già confermato la Marina militare, nella zona - siamo a venti miglia al largo di Cetraro (Cs) - non ci sono relitti bellici né della prima né della seconda guerra mondiale. Ma di battaglie pare ce ne siano state ben altre nei nostri mari, diventati il tavolino dove politica e mafia giocano le loro partite di soldi e di potere.

Certo, per avere la certezza matematica di cosa ci sia in quei fusti occorre aspettare che vengano tirati fuori dall'acqua e analizzati. Ma a questo punto il quadro sembra completo anche in considerazione della presenza di un'altra nave nei fondali di Amantea, la Jolli Rosso e del recente ritrovamento in zona di una collina di rifiuti radioattivi. Per non parlare dell'aumento dei tumori sulla costa, sui quali indaga proprio la Procura di Paola.

Quali saranno i prossimi passi? "Il robot - spiega il procuratore Bruno - non è potuto entrare nelle stive. Ora servirà usarne un altro, con un supporto più "morbido" capace di fotografare anche l'interno. Il nostro lavoro continua.

lunedì 7 settembre 2009

Una montagna di balle

Dal 2003 al 2009, un gruppo di videomakers, ha documentato la cosidetta emergenza rifiuti Campana per svelarne gli ingranaggi, individuare responsabilità e attori di quindici anni di gestione straordinaria. Uno spettacolo costato miliardi di euro e decine di processi in corso. Ma dove finiscono i rifiuti campani? Quali sono le ferite di una terra bruciata e i danni alla salute di milioni di persone? Il più grande disastro ecologico dellEuropa occidentale raccontato dalle voci delle comunità in lotta per difendere il proprio futuro: l'assalto ai fondi pubblici, le zone d'ombra della democrazia, il boicottaggio della differenziata, le collusioni con le ecomafie e le proposte di chi si interroga seriamente sulle alternative.

E se vivere in emergenza fosse solo una strategia per accumulare profitti!?
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Da un'idea di Sabina Laddaga, Maurizio Braucci e Nicola Angrisano con la voce narrante di Ascanio Celestini con le musiche di Marco Messina Regia di Nicola Angrisano

Una Montagna Di Balle from spazzatour on Vimeo.

http://docutrashfilm.noblogs.org